Tenerife 2012
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Gli ultimi 200 metri di salita sono riservati solo agli escursionisti dotati di permesso rilasciato dagli uffici del Parco, a Santa Cruz, ma a noi basta ed avanza la quota raggiunta, in quanto l’aria rarefatta, il sole abbagliante e la temperatura di 6 °C creano un cocktail di condizioni che il corpo fatica a gestire.
Comunque l’occasione è unica, quindi ci avviamo lungo un sentiero attrezzato che in circa 500 metri permette di ammirare spettacoli che non si possono descrivere a parole. Le rocce laviche hanno forme tormentate dal fuoco, ed il panorama è stupendo, con tutta l’isola che si stende sotto di noi, parzialmente velata da nuvole che scorrono migliaia di metri più in basso.
Ridiscesi alla base del vulcano, percorriamo alcuni chilometri in auto, ed ogni scorcio regala emozioni: crateri secondari da cui originano nere colate di ossidiana, rocce dalle forme più incredibili, deserti di sabbia inspiegabilmente formatisi a quelle quote.
Lasciato il vulcano alle nostre spalle, procediamo verso nord ed iniziamo la discesa verso il mare. Quasi subito troviamo alcuni pini solitari che iniziano a colonizzare le colline di detriti lavici: la vita avanza, e progressivamente ha ragione della roccia.
Scendendo sempre più rapidamente, entriamo nelle nuvole che avevamo visto dalla cima del Teide, ed il paesaggio si fa irreale, con i pini che emergono come fantasmi dalla foschia lattiginosa.
Infine arriviamo al mare, dove un caldo sole e sterminate piantagioni di banane ci ricordano che siamo vicini al tropico del Capricorno.
Decidiamo di fare una breve puntata verso nord e sostiamo brevemente presso la scogliera di Los Gigantes, dove pareti di roccia di oltre 600 metri strapiombano a picco sul mare.
